Patriota ( Ciao Nonno Sergio) Brigata Bolero


Brigata Bolero #25Aprile

(In foto)
Nonno Sergio Rocchi , con la Nonna Anna (Serra) a dx con la borsa, il giorno del matrimonio il 20 Novembre 1948 nel mezzo la sorella, di mia nonna, Luciana.

Ciao Nonno Sergio, oggi 06\08\2011 rivedo questo post che ti avevo dedicato a tua insaputa (4 Settembre 2009) e a tua insaputa, sono costretta a riprenderlo…e a dedicartelo nuovamente a tua insaputa; ciao Nonno.

La stella brilla in petto.

http://www.iperbole.bologna.it/iperbole/isrebo/pubblicazioni/approfondisci/gliantifascisti1.php
http://certosa.cineca.it/montesole/Blob.php?ID=7636

La Brigata Bolero

La 63a brigata Garibaldi fu costituita nella primavera-estate 1944 quando furono accorpati numerosi nuclei armati che operavano nella zona ad ovest di Bologna, in pianura e in montagna.
I nuclei più grossi erano quelli di Monte San Pietro guidato da Amleto Grazia “Marino” e Monaldo Calari “Enrico”. Comandante fu nominato Corrado Masetti “Bolero”.
La brigata nell’autunno contava oltre 230 uomini, molti dei quali disertori dell’esercito tedesco o ex prigionieri sovietici.
Ai primi d’ottobre la brigata fu attaccata da ingenti forze tedesche a Rasiglio (Sasso Marconi), perché occupava un’importante posizione strategica alle spalle della linea del fronte.
Lo scontro durò più giorni, con gravi perdite partigiane, sia in caduti sia in prigionieri, 13 dei quali furono trasferiti a Casalecchio di Reno e trucidati nei pressi del ponte della ferrovia.
Verso la fine d’ottobre, quando alla brigata giunse l’ordine di convergere su Bologna, per prendere parte a quella che si riteneva l’imminente insurrezione, fu deciso di inviare in città il distaccamento del Comando, forte di una ventina d’uomini, al comando di Masetti e Calari. Dopo essersi aperto la strada combattendo, il gruppo non poté attraversare il fiume Reno in piena e a Casteldebole fu attaccato e distrutto dalle SS tedesche.
Nell’inverno la brigata fu ricostituita con la nuova denominazione di 3a brigata Nino Nannetti. Renato Capelli “Leo” fu nominato comandante, Raffaele Vecchietti “Gianni” commissario politico e Adelfo Maccaferri “Brunello” e Bruno Corticelli vice comandanti. Dopo l’arresto di Capelli, in marzo il comando fu assunto da Beltrando Pancaldi “Ran”.
La brigata – che ai primi d’aprile assunse il nome di 63a brigata Bolero Garibaldi – era organizzata su sei battaglioni intestati a caduti: Nello Zini a Bazzano; Gastone Sozzi a Monteveglio; Angelo Artioli a Calderara di Reno; Umberto Armaroli a Sala Bolognese; Antonio Marzocchi ad Anzola Emilia, San Giovanni in Persiceto, Sant’Agata Bolognese e Crevalcore e Monaldo Calari a Monte San Pietro.
Era inquadrata nella divisione Bologna montagna “Lupo”.

La brigata ebbe 1.548 partigiani e 706 patrioti.
I caduti furono 242 e i feriti 69.

fonte: (Nazario Sauro Onofri)
Post originale
Questa sera, (4 Settembre 2009) durante una ricerca sul web sui cognomi del Bolognese, ho incrociato un nome tra i tanti, dal sito Iperbole di Bologna: mio nonno materno è stato un patriota!…Peccato che lui non ne sappia nulla; stessa data di nascita, stessa madre, stesso comune.
Sulle Brigate:
http://it.wikipedia.org/wiki/Brigate_Garibaldi
Rocchi Sergio, da Raffaele e Assunta Sandri; n. il 6/3/1928 a Sasso Marconi, m. a Bazzano il 06\08\2011
Nel 1943 residente a Monte S. Pietro. Fu attivo nella 63a brg Bolero Garibaldi. Riconosciuto patriota dal 5/9/44 alla Liberazione.
Dizionario Biografico Gli antifascisti, i partigiani e le vittime del fascismo nel bolognese (1919-1945),
a cura di A. Albertazzi, L. Arbizzani, N. S. Onofri.
Rimorso per qualsiasi trapasso
Esente oramai da memorie e speranze,
illimitato, astratto, quasi futuro,
il morto non è un morto: è la morte.
Come il Dio dei mistici,
di cui debbono negarsi tutti i predicati,
il morto ubiquamente straniato
non è che la diaspora e l’assenza del mondo.
Lo defraudammo di tutto,
non gli serbammo né un colore né una sillaba:
qui è il patio di cui più non fruiscono i suoi occhi,
lì il marciapiede dove si appostava la sua speranza.
Perfino ciò che pensiamo
potrebbe starlo pensando anche lui;
ci siamo spartiti come dei ladri
lo stupefacente profluvio di notti e giornate.
da “Fervor de Buenos Aires”

Mi assento!…all’ombra del profumo del glicine…


Mi assento…ci sono persone che riescono a mentire anche quando dicono la verità…ci sono dolori che ti colpiscono anche quando sembrano gioie, ci sono malattie che ti uccidono anche quando vivi fino all’ultimo, ci sono amori che si negano perché non amano abbastanza loro stessi…io sono affranta..per questo…speranzosa!


” Da uno dei tuoi cortili aver guardato
le antiche stelle,
dalla panchina dell’ombra aver guardato
quelle luci disperse
che la mia ignoranza non ha imparato a nominare
nè a ordinare in costellazioni
Aver sentito il cerchio dell’acqua nella segreta cisterna,
l’odore del gelsomino e della madreselva,
il silenzio dell’uccello addormentato
l’arco dell’androne,
l’umidità.
Queste cose forse, sono la poesia.
– Jorge Luis Borges –

«Sono stata allevata in campagna, e ho 
creduto tanto a lungo alla realtà di 
certe visioni che io non ho sperimentato 
ma che ho visto sperimentare intorno a 
me che, ancora oggi, non saprei 
davvero precisare dove finisce la realtà 
e dove inizia l’allucinazione» 
(George Sand)


Supplica D’amore – Ragione e Sentimento



“…la Biblioteca perdurerà: illuminata, solitaria, infinita, perfettamente immobile, armata di volumi preziosi, inutile, incorruttibile, segreta.” J. L. Borges

Cari amati Dioscuri, io vi sono sempre stata fedele,

non mi avete mai tediato con inutili tormenti,

ogni battaglia sofferta ha restituito conquiste!

Ho bramato per la vostra unione, per il vostro equilibrio.

Sul vello del pensiero abbiamo vagato

per le derive; le nostre ali.

Dopo tempo immortale di dedizione, sono a supplicarvi

da vostra schiava devota quale sono sempre stata:

Ragione! Sentimento! vi prego…

trovate una terra che vi regali l’estasi senza attanagliarvi

alle sue radici, senza che vi si tarpino le ali della libertà

o la mia emicrania ci ucciderà…



…e allora, chi consolerà il pianto del cigno che ci ha procreato?

…e chi libererà Leda dalla tela di Moreau?

La Vita – Album di Famiglia – 1946




ANNO 1946

Fotografia originale formato 6cmx8cm
Renato, Maria e Graziano
Costo della vita nell’anno 1946
Stipendio di un operaio era circa di Lire 10.000, Costo del giornale Lire 4, Tazzina di Caffè Lire 20 (cominciate a notare il “valore” delle cose..ora il giornale costa quanto un caffè, oggi per mantenere questa proporzione il caffè costerebbe, rapportato ad € 1,10, cinque volte tanto ciò € 5,50)
A voi le considerazioni sul nostro quotidiano….
Pane Lire 45 (sì sì, avete compreso bene), Latte 30 Lire, un libro Lire 25 (come un caffè?..povera cultura odierna)Vino 75 Lire, Pasta Lire 120, Riso Lire 60
Polpa di Manzo Lire 400,  Zucchero Lire 720(!) [..ed ora pensate a quanto zucchero utilizziamo oggi..]
Un grammo di Oro Lire 818

1936,27 Lire per 1 €

LE DUE PRINCIPALI NOTIZIE DELL’ANNO:

IL 9 MAGGIO, IL RE D’ITALIA VITTORIO EMANUELE III DI SAVOIA
abdica a favore di UMBERTO II. In precedenza gli aveva concesso solo la luogotenenza. 
Il nuovo RE d’Italia regnerà solo 35 giorni.
IL 2 GIUGNO, ELEZIONI
si vota per il REFERENDUM. Il responso che arriva dalle urne è il seguente:
“REPUBBLICA” VOTI 12.717.923
“MONARCHIA” VOTI 10.719.284
Dichiarati non validi 1.509.735
Il pretendente al trono, Re Umberto II è infuriato e grida allo scandalo dei brogli (..e la nostra Italia è ancora quella…) fino all’ultimo non si rassegna. (..nulla è cambiato..)
Dal sito:
http://cronologia.leonardo.it/storia/a1946.htm

Piccole notizie di Costume e Società:
Nel 1946 viene commercializzata per la prima volta la Vespa, al costo di 68000 Lire

e viene inventato il bikini dal sarto francese Louis Réard a Parigi nel 1946 (introdotto ufficialmente il 5 luglio).
Nello stesso anno vinse il nobel per la letteratura Hermann Hesse.

Cartolina Postale Originale – Foto di Famiglia
Renato, Maria, Graziano
Formato cm 13,9×8,8
Grazie alla provenienza contadina (dalla seconda metà dell’800) e alla fortuna di essere contadini proprietari e non mezzadri
i miei godevano di “molto”, erano fortunati, rispetto ad altri…ma la vera fortuna è stata la mia, quella di aver respirato letteralmente il senso, il valore, la poesia delle cose, il fatto a mano, ad arte, l’unicità..di ogni cosa…
…nell’amore e nel conflitto…
Tutto è riconducibile alle origini, sempre; ognuno ha il suo punto di partenza.
La mia nonna, un tipo …avrò preso da lei?
Sulla condizione femminile:

La Grande Guerra – Foto di familia -Leonildo Rinaldi prigioniero di Guerra (1917-18)


Leonildo Rinaldi
Leonildo Rinaldi

13 Ottobre 1918

 

Leonildo scrive al fratello Attilio(mio bisnonno)

La Grande Guerra - Leonildo Rinaldi prigioniero di Guerra (1917-18)

12 Settembre 1918

La Grande Guerra - Leonildo Rinaldi prigioniero di Guerra (1917-18)

Rancio

21 Marzo del 1917
Al prigioniero Leonildo Rinaldi

Sul fronte Italiano e la Grande Guerra:
http://it.wikipedia.org/wiki/Fronte_italiano_(prima_guerra_mondiale)

Sulla Battaglia di Caporetto:
http://it.wikipedia.org/wiki/Battaglia_di_Caporetto

Visti gli esiti dell’ultima offensiva italiana, austro-ungarici e tedeschi decisero di contrattaccare. Il 24 ottobre gli austro-ungarici e i tedeschi sfondarono il fronte dell’Isonzo a nord convergendo su Caporetto e accerchiarono la 2ª Armata italiana, in particolare il IV ed il XXVII Corpo d’armata, comandato dal generale Pietro Badoglio.

Da lì gli austriaci avanzarono per 150 km in direzione sud-ovest raggiungendo Udine in soli quattro giorni. La Disfatta di Caporetto provocò il crollo del fronte italiano sull’Isonzo con la conseguente ritirata delle armate schierate dall’Adriatico fino alla Valsugana, oltre alle perdite umane e di materiale; in due settimane andarono perduti 350.000 soldati fra morti, feriti, dispersi e prigionieri, ed altri 400.000 si sbandarono verso l’interno del paese [1]. La ritirata venne prima effettuata portando l’esercito lungo il Tagliamento, ed in seguito fino al Piave, l’11 novembre1917, quando tutto il Veneto (Venezia compresa) sembrava potesse andare perduto.

In seguito Cadorna, invitato a far parte della Conferenza interalleata a Versailles, venne sostituito, per volere del nuovo presidente del consiglio Vittorio Emanuele Orlando, dal generale Armando Diaz, l’8 novembre 1917, dopo che la ritirata si stabilizzò definitivamente sulla linea del Monte Grappa e del Piave.

Gli austro-ungarici e i tedeschi chiusero il 1917 con le offensive sul Piave, sull’Altipiano di Asiago e sul monte Grappa, la ritirata sul fronte delGrappa-Piave però consentì all’esercito italiano, ora in mano a Diaz, di concentrare le sue forze su di un fronte più breve e soprattutto, con un mutato atteggiamento tattico, più orgoglioso e determinato.
Gli austro-ungarici fermarono gli attacchi in attesa della primavera del 1918, preparando un’offensiva che li avrebbe dovuti portare a penetrare nella pianura veneta. La fine della guerra contro la Russia fece sì che la maggior parte dell’esercito impiegato sul fronte orientale potesse spostarsi a ovest.

L’offensiva austro-ungarica arrivò il 15 giugno: l’esercito dell’Impero attaccò con 66 divisioni nella cosiddetta battaglia del solstizio, che vide gli italiani, resistere all’assalto e infliggere al nemico pesantissime perdite. Gli austro-ungarici, per i quali la battaglia del solstizio era l’ultima possibilità per dare una svolta al conflitto e ribaltarne le sorti, persero le loro speranze [2], e con i popoli dell’impero asburgico sull’orlo della rivoluzione, l’Italia anticipò ad ottobre l’offensiva prevista per il 1919, impedendo la prosecuzione dell’offensiva.

 

Storia e Memoria di Bologna

 

Mio Nonno – Carta d’identità tedesca ( La seconda Guerra )


Carta d’Identità tedesca 1945 Mio Nonno
Cartolina Postale – Esercizi Ginnici – Mio Nonno

“Per di più lo sport è in generale uno dei “valori” che il fascismo colloca su un piedistallo di riguardo perché consente sviluppi propagandistici, oltreché nel senso nazionalistico, anche in direzione del militarismo, della polemica antiborghese (ma, tutta e solo moralistica, contro il “panciafichismo” della borghesia italiana giudaico-massonica-capitalistica, contro la sua pavidità, la sua inerzia, il suo temperamento, mai contro i reali assetti di potere e i conseguenti rapporti tra le classi), del mito della giovinezza eterna, dell’eugenetica, della razza, della modernizzazione che deve attraversare la società italiana riaffiorata dalle rovine del mondo liberale. La costruzione insomma dell’uomo nuovo, che il fascismo ha in mente, passa attraverso l’uso dello sport.”

http://it.encarta.msn.com/sidebar_221635128/Sport_e_propaganda_durante_il_fascismo.html

In centro a Bologna 1945 – Mio Nonno
Collezione Personale

La Sfoglia Bolognese


La sfoglia di mia Nonna per i tortellini, rigorosamente con uova delle galline di mio padre, fatta quindi esclusivamente con farina e uova, niente acqua e sale. E niente buchi, questa è la mano dell’esperienza. Per tagliarla si usa un solo coltello e sempre quello. Un rito, dei movimenti, e dei profumi eterni! Grazie Nonna, per sempre!

La Casa Grande dell’Ebreo, Gubellini


 Origini

 #Oliveto, #Monteveglio
Oliveto, importante località di Monteveglio, uno dei Comuni della provincia di Bologna posto sulle colline occidentali, ai confini con la provincia di Modena.
A Oliveto sono rimasti alcuni antichi monumenti: scarsi resti del castello dell’XI secolo, dell’oratorio di Santa Maria delle Grazie già esistente nell’anno mille e recentemente restaurato, il campanile-torre attaccato alla chiesa parrocchiale di San Paolo, priva di facciata, con l’ingresso laterale, nella quale è custodita la pala attribuita alla seicentesca pittrice bolognese Elisabetta Sirani, una grande costruzione medioevale chiamata la Casa Grande dell’Ebreo; sui muri è rimasta una vecchia e scheggiata lapide in terracotta, scritta in latino e non facilmente leggibile, che ha permesso di risalire al periodo in cui è stata edificata: nel 1410 da Salomon Mathasia. Essa fu sede della comunità ebraica e la prima banca di tutta la zona.
La madre di mia nonna materna, mia bisnonna, tale Celsa Gubellini ricorda la Casa Grande dell’Ebreo.
Gubellini, sepolti nel piccolo cimitero del Castello di Serravalle
Gubellini Celsa ved. Serra_1
Bisnonna Materna

FONTI

Ca’ Grande dell’Ebreo

L’imponente edificio è l’unica testimonianza della stabile presenza di ebrei in Appennino. Si tratta di un’imponente casa a forma di torrione, racchiusa un tempo all’interno delle mura del castello e databile tra la fine del Trecento ed i primi del Quattrocento. È stata restaurata nella seconda metà del secolo XIX, con una sostanziale salvaguardia dell’aspetto esterno, mentre l’interno (del quale quasi nulla rimaneva) è stato ristrutturato secondo le esigenze moderne. Sul paramento murario esterno si aprono o affiorano finestre o aperture di varie fogge e livelli, rivelatrici di una continuità abitativa certamente importante per la comunità olivetana. Una lapide murata sulla ‘facciata di ponente attribuisce ad un ebreo di nome Salomone (“Hec domus fecit facere Salomon Hebreus – 1410”) la costruzione di questa casa, che la tradizione considera collegata ad una fiorente attività bancaria esercitata ad Oliveto fino al secolo XV.

(fonte: “Le valli del Samoggia e del Lavino nella Storia. Itinerari luoghi personaggi” Edito dalla Comunità Montana Unione dei Comuni Valle del Samoggia 2007)

Valsamoggia

 

Pensieri sulla memoria:
http://www.uncommons.it/pagine/articolo.php?id=65

 

Ricordo della Nonna, Zola Predosa


Ricordo della Nonna

Il vecchio Noce

Sul friggione…devo solamente riunire sapientemente gli ingredienti, adagiarli sul ripiano di marmo, prendere gli arnesi da cucina di legno e non, chiudere gli occhi ripensando alla nonna e ai suoi profumi e sperare di riproporlo al meglio..quanto meno il gusto dei ricordi..
ciao nonna, ti ho messo a riposare sotto il noce, che ora non c’è più..
Vi tengo entrambi stretti al cuore

Ho voluto ricordarvi così, con una data impressa a caldo: gialla!