LA NUBE DELLA NON CONOSCENZA


LA NUBE DELLA #NONCONOSCENZA

#Anonimo

The Cloud of #Unknowing (anonimo)

Link al libro

Bibliografia: Mistica

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MI STUPISCO DI ESSERE LIETO
«Vengo non so da dove, sono non so chi, muoio non so quando, vado non so dove, mi stupisco di essere lieto».
Per me questo detto è bellissimo, e se devo dirvi dove mi pare la vita mi stia conducendo, è esattamente in questa direzione, verso la “letizia della non conoscenza”, la “nube della non conoscenza” che è un famoso trattato mistico medioevale del XIII secolo, ambito inglese, autore anonimo. C’è una letizia della non conoscenza, o se volete, “dotta ignoranza”, perché il detto non è ignorante, dice “non so” ma “sa che cosa non sa”. Chi lo ha composto conosceva bene le questioni fondamentali dell’esistenza». #VitoMancuso


ELEMIRE ZOLLA, Intervista


Elemire Zolla

Intervista di Leopoldo Antinozzi

https://youtu.be/GlUYuuYdhWc

Da:

http://www.gianfrancobertagni.it/materiali/zolla/liberazione.htm

IL CONCETTO DI LIBERAZIONE IN VITA

Link a testi:

http://www.gianfrancobertagni.it/autori/elemirezolla.htm

Link all’immagine:

http://www.ilprimatonazionale.it/cultura/elemire-zolla-37504/

ASK ME NO MORE – ALMA TADEMA (1836-1912)


ASK ME NO MORE

ALMA TADEMA

http://www.youtube.com/watch?v=reLVGrO1gco

Aesthetic Movemen

In ogni quadro di ogni artista al centro c’è sempre la donna: muse o modelle, femmes fatales, eroine d’amore, streghe, incantatrici, principesse; l’essere angelicato che può diventare demonio, la salvezza che può diventare tentazione. Perché la donna è soggetto principale dell’Aesthetic Movement. Nelle opere di questi artisti il corpo femminile non è più prigioniero come nella vita quotidiana, bensì denudato, e simboleggia una forma di voluttà. Le donne sono tutte eroine dell’Antichità e del Medio Evo; natura lussureggiante e palazzi sontuosi fanno da sfondo a queste figure sublimi, lascive, sensuali.

Un contesto non immaginato né studiato sui classici perché i pittori viaggiano in Italia, in Grecia e in Oriente e si impegnano a restituire con precisione l’architettura dei templi egiziani, dei paesaggi greci e dei bassorilievi persiani, per farne la cornice di episodi storici celebri in un ambiente di vita quotidiana reinventato. Spesso i loro viaggi erano finanziati dai mecenati, come nel caso dell’ingegnere e deputato tory John Aird che comprò “Le rose di Eliogabalo” ad Alma Tadema e ne fu così soddisfatto da invitarlo con lui in un viaggio in Egitto.
http://chiostrodelbramante.it/info/alma_tadema/#.UxI0cPl5OSo

“If no one ever marries me”

BY LAURENCE ALMA-TADEMA
If no one ever marries me,—
And I don’t see why they should,
For nurse says I’m not pretty,
And I’m seldom very good—
If no one ever marries me
I shan’t mind very much;
I shall buy a squirrel in a cage,
And a little rabbit-hutch:
I shall have a cottage near a wood,
And a pony all my own,
And a little lamb quite clean and tame,
That I can take to town:
And when I’m getting really old,—
At twenty-eight or nine—
I shall buy a little orphan-girl
And bring her up as mine.

Jorge Luis Borges, Rai Teche – Il Deserto e il Labirinto, Gli Archetipi


…Il simbolo vivente del labirinto è la perplessità…

Borges dice, citando Chesterton: “tutto passerà, rimarrà solo lo stupore, lo stupore per le cose quotidiane”

….soltanto lo stupore rimane…



I giusti


Un uomo che coltiva il suo giardino, come voleva Voltaire.
Chi è contento che sulla terra esista la musica.
Chi scopre con piacere una etimologia.
Due impiegati che in un caffè del Sur giocano in silenzio agli scacchi.
Il ceramista che premedita un colore e una forma. 
Il tipografo che compone bene questa pagina che forse non gli piace.
Una donna e un uomo che leggono le terzine finali di un certo canto.
Chi accarezza un animale addormentato.
Chi giustifica o vuole giustificare un male che gli hanno fatto.
Chi è contento che sulla terra ci sia Stevenson.
Chi preferisce che abbiano ragione gli altri.
Tali persone, che si ignorano, stanno salvando il mondo.

Jorge Luis Borges
da La cifra (1981)





JORGE LUIS BORGES: GLI ARCHETIPI


 

Gli Archetipi

In questa unità, Jorge Luis Borges (Buenos Aires 1899-1986), in un’intervista realizzata nel 1971, parla del suo interesse per gli studi di Jung, di Frazer e di Burton, per le enciclopedie, soprattutto per quelle antiche, e per la teoria degli archetipi.
Spade, tigri e specchi costituiscono i simboli che, considerati per la loro arcaica potenza evocativa alla stregua di archetipi junghiani, animano i microcosmi che lo scrittore argentino “finge” nelle pagine dei suoi libri .
Gli specchi rimandano al problema dell`identità: lo scrittore ricorda come il tema del “doppio” torni in tante civiltà, quel “doppio” che per alcune culture è connesso all’idea del soprannaturale e della morte, così come viene evocato in una celebre sequenza del film di Bergman, Il posto delle fragole.

Pali Cosmogonici – MITI – Eliade


Miti Cosmogonici

Mito e realtà

Miti e Riti di ORIENTAMENTO – Abitazione, IMAGO MUNDI (Mircea Eliade)

E’ difficile, per noi moderni, apprezzare l’enorme importanza che assumeva per il “primitivo”, l’orientamento nello spazio. L’orientamento, vale a dire, in ultima istanza, la divisione dello spazio in quattro orizzonti, equivaleva a una fondazione del mondo. L’Omogeneità dello spazio conosciuto, era in un certo senso assimilata al Caos. Il conseguimento di un “centro” attraverso l’incrociarsi di due linee diritte e la proiezione dei quattro orizzonti nelle quattro direzioni cardinali, rappresentava una vera e propria . Il cerchio o il quadrato, costruito a partire da un Centro è un Imago Mundi. Nel centro si erge il Palo, che rappresenta l’Asse Cosmico, poichè è intorno ad esso che il territorio diventa abitabile, dunque si trasforma in un .
In tutte le società tradizionali, cosmizzare uno spazio equivale a consacrarlo, poichè il cosmo essendo opera divina è sacro nella sua stessa struttura. Vivere in un cosmo significa, prima di tutto, vivere in uno spazio santificato, che offre la possibilità di comunicare con gli Dei. La cosmizzazione, dunque la consacrazione, dello spazio con una tecnica qualsiasi di orientamento rituale, si ripete anche in occasione della costruzione di una casa. La cosmizzazione si lascia percepire nella struttura stessa della dimora. Presso un gran numero di popoli arcaici, e particolarmente presso i cacciatori e i pastori semi-nomadi, l’abitazione comporta un simbolismo che la trasforma in imago mundi.
Presso i nomadi, il paletto che sostiene la tenda è assimilato all’Asse cosmico; presso i sedentari, questo ruolo è assunto dal pilastro centrale o dal buco di evacuazione del fumo.
Abbiamo qui a che fare con il simbolismo del ; come il territorio occupato, la città o il villaggio riproducono l’Universo, anche la casa diventa una imago mundi grazie all’orientamento rituale e al simbololismo del Centro.
Vorremmo mostrare adesso, come, in certe culture, la costruzione delle case è strutturalmente solidale con il mito cosmogonico.
Ecco come si procede in India: prima di posare la prima pietra, l’astrologo indica il punto delle fondamenta che si trova al di sopra del Serpente che sostiene il Mondo. Il capomastro taglia un palo e lo conficca nel terreno esattamente nel punto designato, per fissare bene la testa del Serpente. Una pietra di base è posata in seguito al di sopra del palo. La pietra si trova così esattamente al centro.
Questo è il rito grazie al quale ogni casa indiana è simbolicamente situata al centro stesso dell’Universo.
Questo rito, tuttavia non è che la ritualizzazione del mito cosmogonico. In effetti, conficcare il palo nella testa del Serpente e “fissarlo”, significa imitare il gesto primordiale di Soma o di Indra, quando quest’ultimo, come si esprime il Rg-Veda (I,52,10). Il Serpente è Vrtra; simbolizza il Caos, l’amorfo, il non manifesto. Decapitarlo equivale a un atto di creazione, al passaggio dal virtuale a dell’amorfo all’attuale e al formale.
Con questo esempio indiano, abbiamo evidentemente a che fare con un nuovo tema. La cosmogonia simbolicamente ripetuta con il rituale di costruzione comporta la messa a morte di un Mostro primordiale, il Serpente Vrtra. In altre parole, la creazione si produce attraverso un sacrificio sanguinoso: un Essere vivente deve essere immolato se si vuole che un opera prenda forma e duri. Questo nuovo motivo mitico contiene nella sua stessa struttura un elemento tragico: la Creazione non si effettua più con la potenza del pensiero e della parola divina, come era il caso nel mito polinesiano e in numerosi altri miti: la Creazione si realizza con l’immolazione di una vittima. Questo nuovo tema mitico ha avuto enormi conseguenze per la storia dello spirito umano. Attraverso questo mito, l’uomo ha preso coscienza del fatto che ogni creazione, per essere valida e per durare, deve derivare da un sacrificio.

M.Eliade “Struttura e Funzione” dei Miti, in M.Eliade “Spezzare il tetto della casa” Milano 1988 pp. 59-81