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Pantagruel – Smart Cities – Le strade delle città del futuro: le città intelligenti vs. imperi roaming


SMART CITIES

Pantagruel

Domenica 22 luglio cammineremo per le strade delle città intelligenti partendo dalla domanda: qual è l’idea architettonica e culturale di una città del futuro? Nel 2050 quasi il 70% della popolazione mondiale vivrà in metropoli o in megalopoli. Città intelligenti meglio conosciute come smart cities rappresentano forse il primo passo verso questo tipo di futuro che concepisce le strategie urbanistiche tese all’ottimizzazione e all’innovazione dei servizi pubblici attraverso le tecnologie. Non solo le dotazioni di infrastutture materiali della città dunque ma la disponibiltà, la qualità della comunicazione, della conoscenza e delle infrastrutture sociali diventano variabili fondamentali.

La sfida, per il futuro, è quindi quella di creare città intelligenti, smart cities, adattabili ai sempre nuovi scenari. Ci chiederemo come cambia il tessuto sociale di questo tipo di città assieme alle abitudini dei suoi cittadini. Viaggeremo inoltre per le strade delle città intelligenti di oggi: da Barcellona a Masdar negli Emirati Arabi Uniti.
Ospiti: Paolo Mezzalama, architetto, Francesca Bria, assessore innovazione presso il comune di Barcellona, Sandra Annunziata, urbanista, Azzurra Meringolo, giornalista Rai e docente e ricercatrice dell’Istituto Affari Internazionali, Matteo Tacconi, giornalista esperto di Europa centro-orientale.


Festival: Trent’anni di Fortezza, Laura Palmieri intervista Armando Punzo, fondatore della Compagnia della Fortezza
Supercontinent 2 Drodesera, il festival delle arti contemporanee di Centrale Fies, intervista al direttore artistico Dino Sommadossi
Le tavole del palcoscenico Racconti d’attore tra fame e fama – Carmelo Bene –
di Bruno Damini
L’albero di Pantagruel
intervento di Sista Bramini
I miei errori
, con il filosofo Giulio Giorello
La poesia: L’io singolare proprio mio
, di Patrizia Cavalli
Bellezza e bizzarria –
di Goffredo Fofi – Ciclone sulla Giamaica, film del 1956

https://www.qualcomm.com/solutions/internet-of-things/smart-cities

PAUL CLAUDEL – PRESENZA E PROFEZIA, Acqua e Specchio


PAUL CLAUDEL

In noi c’è qualcosa di misteriosamente ormeggiato, una dimora capace di servir di sostegno a quella di Dio….

PRESENZA E PROFEZIA, MISTICISMO PAUL CLAUDEL

zizek_versagung_claudel_ear.pdf

Nei nostri occhi è l’acqua che sogna.

Bachelard

IL TEMPO, JORGE LUIS BORGES

Link a Jorge Luis Borges il Tempo

Guarda “Louise Bourgeois – ‘I Transform Hate Into Love’ | TateShots” su YouTube


I DO I UNDO I REDO

Scott-Allure-Menace-Louise-Bourgeois

https://www.newyorker.com/culture/culture-desk/louise-bourgeois-was-more-than-a-sculptor

LA NUBE DELLA NON CONOSCENZA


LA NUBE DELLA #NONCONOSCENZA

#Anonimo

The Cloud of #Unknowing (anonimo)

Link al libro

Bibliografia: Mistica

 

Google books

 


L’altra morte (da L’Aleph)


L’Uomo di Porlock, Pessoa


“…Il sonno perfetto è un appendice dell’amore..quel tuffo inevitabile..un oceano nel quale ci vengono incontro i morti…nel sonno una cosa ci rassicura ed è il fatto di uscirne e di uscirne immutati..”

Memorie di Adriano – M. Yourcenar


L’UOMO DI PORLOCK

Fernando Pessoa

La storia marginale della letteratura registra come curiosità il modo in cui fu composto e scritto il
Questo quasi-poema è uno dei più straordinari della letteratura inglese – la più grande, a parte la greca di tutte le letterature. E la straordinarietà dell’intreccio coesiste e si fonde con la straordinarietà della sua origine. E’ stato composto, racconta Coleridge, in sogno.
Egli soggiornava, di tanto in tanto in una tenuta solitaria, fra il villaggio di Porlock e quello di Linton.
Un giorno, per effetto di un sedativo che aveva preso, si addormentò; dormì tre ore, durante le quali, dice,
compose l’opera, poiché le immagini e le espressioni verbali che corrispondevano loro si originavano nella sua mente parallelamente e senza sforzo.
Una volta sveglio, pensò di scrivere quello che aveva composto; aveva già scritto una trentina di versi, quando gli venne annunciata la visita di un uomo di Porlock.
Coleridge si sentì obbligato a riceverlo.
Passò con lui quasi un ora. Ma al momento di rimettersi a trascrivere quello che aveva composto in sogno,
si accorse di essersi dimenticato il resto; si ricordava solo il finale del testo – altri ventiquattro versi.
E’ così che ci è giunto il Kubla Kahn come frammento o frammenti, il principio e la fine di qualcosa di pauroso, di un altro mondo, raffigurato in termini di mistero che l’immaginazione umana non può concepire,
e di cui ignoriamo, con un brivido, quale potrebbe essere stata la trama. Edgar Poe (discepolo, che lo sapesse o meno di Coleridge), non ha mai raggiunto, in versi o in prosa, l’Altro Mondo in modo così spontaneo o con la stessa sinistra pienezza. In Poe, pur con tutta la sua freddezza, rimane qualcosa di nostro, sebbene in forma negativa; nel Kubla Kahn tutto è altro, tutto è Aldilà;
e ciò che non si riesce a decifrare accade in un Oriente impossibile, ma che il poeta ha visto davvero.
Non si sa – Coleridge non ce lo ha detto – chi fosse quell’ uomo di Porlock che tanti, come me, avranno maledetto. Sarà stato per una coincidenza fortuita che è spuntato questo seccatore sconosciuto a disturbare una comunicazione fra l’abisso e la vita? Sarà sorta, tale apparente coincidenza, da qualche occulta presenza reale, di quelle che sembrano impedire di proposito la rivelazione dei Misteri, anche se intuitiva e lecita, o la trascrizione dei sogni, se in essi sia latente qualche forma di rivelazione?
Comunque sia, credo che il caso di Coleridge rappresenti – in forma esasperata destinata a dar vita ad una allegoria vissuta – ciò che capita a tutti noi in quando questo mondo tentiamo, con la sensibilità per cui si fa arte, di comunicare, falsi pontefici, con L’Altro Mondo di noi stessi.
Il fatto è che tutti noi quando componiamo, anche se siamo svegli, è come se lo facessimo in sogno.
E a tutti noi, anche se nessuno viene a trovarci, si presenta nel nostro intimo, L’uomo di Porlock, il seccatore inatteso. Tutto quanto veramente pensiamo o sentiamo, tutto quanto veramente siamo subisce (quando lo esprimiamo anche solo a noi stessi) l’interruzione fatale di quel visitatore che siamo noi, di quella personalità estranea che ciascuno di noi ha in sé, più reale, nella vita, di noi stessi: la somma vivente di ciò che impariamo, di ciò che pensiamo di essere e di ciò che desideriamo essere.
Quel visitatore – perennemente sconosciuto perché, pur essendo noi, – questo seccatore – perennemente anonimo, perché, pur essendo vivo è – tutti noi lo dobbiamo ricevere, per debolezza nostra, fra l’inizio e la fine di una poesia concepita per intero, che non permettiamo a noi stessi di vedere scritta. E quello che di tutti noi, artisti grandi o piccoli, sopravvive realmente, sono frammenti di ciò che non sappiamo cosa sia, ma che sarebbe se ci fosse stato, l’espressione stessa della nostra anima.
Fossimo capaci di essere fanciulli, per non avere visite, né visitatori che ci sentiamo obbligati a ricevere!
Ma non vogliamo far aspettare chi non esiste, non vogliamo offendere l’ estraneo che è noi.
E così, di quello che sarebbe potuto essere, resta solo ciò che è; della poesia, o della opera omnia, solo il principio e la fine di qualcosa andato perduto – disiecta membra che come disse Carlyle, sono ciò che resta di ogni poeta, o di ogni uomo. [ OOP, III, 398-400]
L’Uomo di Porlock, (Fernando Pessoa, Pagine Esoteriche Adelphi, cit. pp 32-35)

..”casta per disdegno delle cose facili, l’amicizia era un fatto elettivo per lei…l’intimità dei corpi, che non è mai esistita tra noi, è stata compensata da questo contatto di due spiriti intimamente fusi l’un con l’altro; la nostra intesa non ebbe bisogno di confessioni, di spiegazioni, di reticenze, i fatti bastavano da soli ed ella le osservava meglio di me”…eravamo complici..”

“…un istante ancora, guardiamo insieme le rive famigliari, le cose che certamente non vedremo mai più, cerchiamo di entrare nella morte a occhi aperti…”
Memorie di Adriano – M. Yourcenar

…dedicato a colei che è sempre stata fonte di ispirazione, nei miei sogni e in tutto il mio tempo..
alla ricerca del culto di Mitra, tanto caro all’Imperatore…verso la fonte della complicità!
Colei che incontrata ed adulata in sogno, mi rivelò il segreto di me stessa!