Le scienze degli algoritmi e le forme del pensiero antico.
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Secondo la metafisica aristotelica l’essenza è “ciò per cui una cosa è quel che è” e in base a cui si differenzia da tutte le altre cose. Mentre le caratteristiche sensibili della cosa mutano (gli “accidenti” secondo la terminologia aristotelica), l’essenza permane sempre identica a sé stessa.


“Nelle sue Lezioni Americane, Italo Calvino scriveva: “Tra i libri italiani degli ultimi anni quello che ho più letto, riletto e meditato è la Breve storia dell’Infinito di Paolo Zellini.”
Oggi su Il Corriere di Bologna l’intervista di Piero Di Domenico al docente di Analisi numerica, che oggi pomeriggio alle 17.30 parlerà di scienza degli algoritmi e forme del pensiero antico.
L’appuntamento è collegato ai temi della mostra U.MANO, in esposizione al Centro Arti e Scienze Golinelli fino al 9 aprile. #scrivonodinoi #mostraumano Corriere Bologna.
https://www.fondazionegolinelli.it/it/events/155



La conferenza ha come argomento principale i possibili nessi tra la matematica antica e la moderna scienza del calcolo. Il relatore parte dalla matematica greca che precede Euclide, fino ad arrivare alle conoscenze che si sono sviluppate in India e in Mesopotamia nel II e nel I millennio a.C. Lo studio delle forme del pensiero antico, sia matematico sia filosofico, permette di comprendere lo sviluppo complessivo degli algoritmi che attualmente intervengono nel calcolo digitale su grande scala e, più in generale, nell’informatica. In particolare, Zellini affronta gli studi sulla crescita e la diminuzione delle grandezze che caratterizzano la geometria e l’aritmetica greca e vedica e che, una volta generalizzati, servono a risolvere alcuni dei problemi più complessi della scienza del calcolo e della matematica applicata.

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