Ulisse Aldrovandi – Fondazione Federico Zeri


Raffigurazione degli animali, nella pittura e nella scultura del ‘500

In occasione delle celebrazioni per il cinquecentenario della nascita di Ulisse Aldrovandi, la Fondazione Federico Zeri, in collaborazione con la Biblioteca Universitaria, propone tre incontri dedicati al tema della raffigurazione degli animali nella pittura e nella scultura del Cinquecento.
A cura di Andrea Bacchi e Marcello Calogero.
Aula Magna della Biblioteca Universitaria di Bologna, febbraio-marzo 2023.

Ritratti di Animali _ Animali Ritratti

Marco Ruffini

RITRATTI DI ANIMALI / ANIMALI RITRATTI

Pittura e scultura nel secolo di Ulisse Aldrovandi

A cura di Andrea Bacchi e Marcello Calogero

In occasione delle celebrazioni per il cinquecentenario della nascita di Ulisse Aldrovandi, la Fondazione Federico Zeri, in collaborazione con Biblioteca Universitaria, propone tre incontri dedicati al tema della raffigurazione degli animali nella pittura e nella scultura del Cinquecento. 

La rassegna è inserita nelle celebrazioni Aldrovandi 500 promosse da SMA – Sistema Museale di Ateneo

Nel 1598 un lontano corrispondente chiese a Ulisse Aldrovandi di identificare un animale misterioso di cui era sopravvissuta solo la coda: il professore rispose che l’unica soluzione era «far disegnare o dipingere cotesta coda nel modo che si ritrova».
Siamo alla fine del Cinquecento, quando gli artisti in grado di riprodurre fedelmente gli animali – veri o fantastici – erano ormai diventati degli specialisti rispettati e contesi tra duchi, collezionisti e scienziati. 

Anche Aldrovandi ammise in più di un’occasione che senza l’aiuto degli artisti, il suo «microcosmo di natura» non sarebbe mai stato completo: Giovanni de’ Neri, Cristoforo Coriolano e i Ligozzi gli permisero di collezionare migliaia di specie tra le pagine dei suoi album e dei suoi libri. Ma come si era arrivati a questo punto?

Con rare eccezioni, gli animali erano tradizionalmente considerati un soggetto secondario di quadri, affreschi e arazzi: elementi per caratterizzare un paesaggio, per riempire i piatti di una tavola imbandita, o tuttalpiù per decorare una cornice. Grazie all’interesse degli studiosi – primo fra tutti il naturalista bolognese – pesci, uccelli e draghi passarono (letteralmente) dai margini al centro della scena. 


Giulio II e Raffaello – Pinacoteca Nazionale di Bologna


Il Rinascimento a Bologna

Pinacoteca Nazionale di Bologna

Il ciclo di Conferenze

Pinacoteca Nazionale di Bologna

di Francesca Sibilla
Dall’ 8 ottobre 2022 al 5 febbraio 2023 la Pinacoteca Nazionale di Bologna ospita il percorso espositivo ‘Giulio II e Raffaello’. Lo straordinario ritratto del pontefice eseguito dall’artista urbinate, prestito della National Gallery di Londra, porta a riscoprire tracce e tesori di un passato rinascimentale, non sempre noto, in parte rimosso, che si intreccia con le vicende storiche della città. Ne parliamo con il professore Daniele Benati, curatore della mostra, docente dell’ Alma Mater Studiorum e storico dell’arte.

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Il Rinascimento a Bologna
Le armi dell’arte nella lotta tra Papato e Impero

#pinacotecanazionaledibologna #Raffaello #Rinascimento

Guerra e propaganda durante il papato di Giulio II

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È nel 1506 che, strappata la città alla signoria dei Bentivoglio, Giulio II riconduce Bologna al domino della Chiesa. Un fatto che ha implicazioni in ogni aspetto della vita cittadina, arte compresa.
Bologna, con la vicina Ferrara, contava all’epoca su artisti di grandissimo valore. Francesco del Cossa, Ercole de Roberti, Lorenzo Costa, tra i ferraresi che operavano in città, accanto ai bolognesi Francesco Francia e Amico Aspertini, impegnati in committenze di rilievo, come la mostra documenta in modo preciso.
Gli artisti che avevano avuto il ruolo di protagonisti nel periodo bentivolesco si trovano a misurarsi con Michelangelo, Raffaello e Bramante e a confrontarsi con un altro mondo: una rivoluzione cui consegue la diaspora dei maestri bolognesi.

Tra le opere emblematiche di questo momento l’Estasi di Santa Cecilia di Raffaello, realizzata durante il papato di Leone X, che influenzò l’arte presente e quella a venire. Ma se il raffaellismo conquistò la maggior parte degli artisti rientrati in città, non fu così per Amico Aspertini, pittore fedele al proprio linguaggio assolutamente personale e anticlassico, come testimonia in mostra il Cristo benedicente tra la Madonna e San Giuseppe, che qui giunge grazie al prestito della Fondazione Longhi di Firenze.

Gli anni travagliati che portano al Sacco di Roma nel 1527 condussero a Bologna un’altra personalità di spicco: il Parmigianino presente in città tra il 1527 e il 1530. La sua arte raffinata ed inquieta è documentata in mostra dal confronto tra la Santa Margherita della Pinacoteca e la Madonna di San Zaccaria, che giunge dagli Uffizi…..

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Vito Mancuso – Non di solo pane vive l’uomo – MAST – Lectio Magistralis


Non di solo pane vive l’uomo – MAST

Vito Mancuso

Non di solo pane vive l’uomo

Libertà: Consapevolezza, Creatività, Responsabilità

Parte Finale

Noi siamo un essere impastato di tempo….

Uscita

«Due cose riempiono l’animo di ammirazione e venerazione sempre nuova e crescentequanto più spesso e più a lungo la riflessione si occupa di esse: il cielo stellato sopra di mee la legge morale dentro di me.» (Epitaffio di I. Kant, estratto dalla Critica della ragion pratica, Conclusione (Akademie Ausgabe V, 161.)


Le sei emozioni primarie (secondo Damasio)

PAURA, RABBIA, FELICITÀ, TRISTEZZA, SORPRESA E DISGUSTO

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Webinar – Chi Siamo, chi Saremo – Laboratorio di Etica 2021


#Etica #Laboratori #webinar

Laboratorio di Etica 2021

CHI SIAMO, CHI SAREMO, #Webinar on line, su Elastica con Vito Mancuso e Ilaria Capua

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LABORATORIO DI ETICA 2021 – CHI SIAMO CHI SAREMO
CON ILARIA CAPUA E VITO MANCUSO
Presentazione generale

  1. Laboratorio
    Paragono la vita etica di ognuno di noi a un laboratorio. Un tempo il termine di paragone più adatto sarebbe stato la chiesa o l’aula scolastica, o anche la caserma, perché per secoli l’etica veniva elaborata in modo fortemente direttivo, finalizzando ogni assunto all’inquadramento dell’individuo in un’istituzione. Oggi la situazione è completamente diversa e per questo io penso che il tentativo di far corrispondere le nostre vite agli ideali etici sia paragonabile non più a un luogo dove si impartiscono ordini o lezioni, ma a un luogo dove si conducono esperimenti. A un laboratorio.
    Ovviamente gli esperimenti possono riuscire o fallire; anzi, di solito per ottenere un esperimento riuscito occorre realizzarne molti che falliscono, quindi non so se alla fine chi parteciperà avrà le idee più chiare o più confuse. Né, d’altra parte, è detto che una certa indeterminazione sia sempre un male; anzi, a volte essa può persino giovare nell’accostarsi con saggia moderazione ai casi complicati della vita. Quello che so è che il laboratorio è il luogo degli esperimenti e che gli esperimenti non si fanno tanto per farli ma per verificare una teoria. Sicché, se la pratica etica è analoga a un laboratorio, per poterla realizzare occorre essere in possesso di una teoria in quanto filosofia di vita o visione del mondo.
  2. Prima la teoria, poi il laboratorio
    Il fine dell’esperimento è verificare una teoria, sulla cui base vengono poi configurati i necessari strumenti tecnici. Così avviene per le acquisizioni scientifiche: prima la teoria, poi il laboratorio. Lo stesso deve valere per l’etica: prima la teoria, poi il laboratorio.
  3. Che cos’è una teoria
    Il termine teoria deriva dal greco antico e vuol dire “visione”, ha la stessa radice di teatro e lo stesso significato di idea, termine che a sua volta letteralmente significa “visione”. In particolare teoria significa “visione d’insieme”: vedo un dato, per esempio un essere umano; poi ne vedo un altro, per esempio un cranio di centomila anni fa; poi un altro ancora, per esempio lo scheletro di un ominide di un milione di anni fa; li collego cercando una spiegazione unitaria e ottengo una teoria, in questo caso la teoria dell’evoluzione.
    Dove nasce la teoria? Non nel laboratorio (configurato dopo, sulla base della teoria da verificare), ma nella mente. Prima di esporre la teoria nata nella mia mente, mi soffermo sul contesto contemporaneo.
  4. Il contesto in cui viviamo
    Viviamo in un mondo come quello occidentale che in prevalenza guarda con sospetto all’etica perché in esso hanno vinto al proposito quei pensatori che Ricoeur denominò “maestri del sospetto”, cioè Marx, Nietzsche e Freud, secondo i quali l’etica è una convezione per lo più negativa: per Marx, un sistema a tutela degli interessi del capitale e della borghesia; per Nietzsche, un trucco dei deboli per imbrigliare la potenza naturale dei forti; per Freud, un’invenzione repressiva del superego sociale rispetto alle vitali forze caotiche dell’ego.
    Per questo il nostro mondo per lo più non crede alla forza del bene che è la virtù, ma alla forza che conosce solo se stessa e che vuole solo imporsi esplicandosi come potere, fama, successo, ricchezza. I più vogliono raggiungere questi obiettivi a qualunque costo, perciò non esitano a prendersi gioco del bene chiamandolo buonismo e di chi lo privilegia chiamandolo buonista.
  5. La mia impostazione di fondo
    Io, al contrario, la penso come Socrate, Platone, Aristotele, come Marco Aurelio, come Confucio, come Spinoza, come Kant, come Hannah Arendt e Albert Schweitzer: che l’etica cioè non è solo una convenzione, ma esprime una struttura fondamentale dell’essere umano. Mi limito a un’affermazione di Spinoza, il quale, dopo aver detto che all’uomo niente e più utile dell’uomo e quindi auspicando l’unità tra gli esseri umani, continua: “Da questo segue che gli uomini che siano guidati dalla ragione, cioè quelli che ricercano il proprio utile con la guida della ragione, non bramino per sé niente che non desiderino anche per gli altri, e perciò sono giusti, onesti e fedeli” (Etica, IV, proposizione 18, scolio).
    Ecco, l’etica procede dal giusto uso della ragione. È il fine del ragionamento corretto. Per la sua pratica quindi non si tratta anzitutto di essere buoni, ma di non essere stupidi e ignoranti. L’etica promana dall’intelligenza che ricerca il suo vero utile.
  6. La mia teoria: fare il bene = intelligenza; non farlo = ignoranza
    Da qui la mia teoria: fare il bene equivale a essere intelligenti, non farlo equivale a essere meno intelligenti. Più cresce l’intelligenza, più cresce l’etica; e viceversa.
    La teoria si può declinare in vari modi, per esempio dicendo che la bontà è meglio della malvagità, l’onestà meglio della disonestà, la sincerità meglio della menzogna, la gentilezza meglio della rabbia, la correttezza meglio della corruzione. Sembrano ovvietà e forse in teoria lo sono, però nella pratica quotidiana dove spesso si incontrano malvagità, disonestà, menzogna, rabbia, corruzione, non lo sono per nulla.
    Beethoven la pensava allo stesso modo: “Raccomandate ai vostri figli di essere virtuosi; perché soltanto la virtù può rendere felici, non certo il denaro. Parlo per esperienza. È stata la virtù che mi ha sostenuto nella sofferenza. Io debbo a essa, oltre che alla mia arte, se non ho messo fine alla mia vita con il suicidio. State bene e amatevi” (lettera ai fratelli del 6 ottobre 1802).
    È fondata questa teoria? È sensato parlare di un’etica per vivere bene? Di un’etica per non ammalarsi o per guarire? Esiste veramente un potere igienico e terapeutico della virtù? E se sì, come si esercita in concreto? Rispondere a queste domande costituisce l’esperimento che intendo condurre.
  7. Programma e struttura di ogni incontro
    Per questa terza edizione del Laboratorio di Etica ho pensato di guardare in faccia la situazione di crisi che stiamo vivendo a causa della pandemia e quindi ho chiesto la collaborazione di Ilaria Capua. Suo compito sarà rendere presenti i problemi sollevati dalla situazione che stiamo vivendo al fine di evitare l’astrazione e rendere quanto mai concreta la discussione della teoria fondamentale.
    Il programma è suddiviso in quattro tappe:
    15 febbraio: HOMO SAPIENS, LA SUA IDENTITÀ
    1° marzo: L’UOMO E GLI ALTRI ABITANTI DEL PIANETA
    15 marzo: ANIMALI POLITICI: RELAZIONI E CONDIVISIONE
    29 marzo: E ADESSO?

Ogni tappa si configurerà secondo questo ritmo:

  • Ilaria Capua: Notizie dal fronte e interrogativi
  • Vito Mancuso: Lezione
  • Capua-Mancuso: dibattito
  • Qualche domanda dal pubblico

Alcuni fotogrammi

“Oralità, scrittura, digitale. La trasformazione dei processi comunicativi”


ORALITÀ – SCRITTURA- DIGITALE

Fondazione Gramsci ER

Consigli bibliografici